
Il Nord si apre alla vista con le spiagge bianche di Alghero, nascoste tra i pini e gli eucalipti, che si susseguono verso Capo Caccia, Stintino e poi la Costa Paradiso, sprazzi di blu fra rocce rosse e rosate, infine Santa Teresa di Gallura e i massi sagomati dal vento e dal tempo che in quest’isola sembra fermarsi, come quando si prende fiato e ci si immerge nei fondali marini della riserva dell’Asinara o dell’arcipelago della Maddalena; nuvole blu e argento di banchi di pesci affusolati o isolate torpedini e razze che nuotano lente compaiono spesso su fondali verdi di poseidonia e ricci colorati che fanno capolino tra gli anfratti delle rocce e la sabbia. Nord Est: il verde dei campi da golf è intenso e vivace come il colore del mare, che spazia dallo smeraldo all’azzurro acqua marina; porticcioli d’elite, spiagge incantate tra insenature sinuose e ville nascoste nella macchia mediterranea che profuma di mirto e di elicriso.
Il cuore dell’isola appare in tutta la sua fiera bellezza, fra boschi di lecci e bianchi roccioni calcarei che si ergono e si offrono alla vista dei paesi della Baronia, divisi tra monti e mare; in Barbagia – dove ancora nei paesi si possono scorgere figure di donne in costume, sprazzi di colori, arancio, azzurro e oro, sguardi alteri su visi di porcellana – ai paesi e agli scorci delle vie poco frequentate fa da sfondo il Gennargentu, la catena montuosa più importante dell’isola; i vini rossi di Oliena e di Mamoiada, possenti come gli uomini che li producono, i saporiti formaggi pecorini di Fonni e di Gavoi, il pane carasau di Nuoro e di Ovodda il pane “cicci” di Desulo costituiscono l’anima di questa parte di Sardegna, dove seguendo guide esperte su sentieri che si inerpicano fra massi e rocce antiche si può raggiungere il villaggio nuragico di Tiscali, tra Oliena e Dorgali, il canyon di Su Gorroppu, tra Orgosolo e Urzulei oppure discendere nella valle del Lanaittu fino alla sorgente di Su Gologone.

Antas, Tempio punico romano nella zona dell’Iglesiente, mi è apparso all’improvviso un giorno di pioggia, incorniciato da un arcobaleno, la bellezza delle colline intorno verdi come la brughiera irlandese e l’atmosfera magica delle leggende del Sardus Pater Babai; una sosta da non dimenticare dopo il mare verde acqua di Cala Domestica e le rovine minerarie del Sulcis, immagini di un mondo vissuto e sconosciuto ai più, come l’ingresso del tunnel di Porto Flavia, imponente e misterioso visto dal mare.
Alghero e la sua seconda lingua, il dialetto sardo che tanto deve al Catalano, i suoi Bastioni sul lungo mare e i suoi vicoli pieni di vita e di colori, su tutti il rosso corallo, quello che da sempre domina l’arte orafa di questa città. Alghero è una delle poche città che mantengono quasi intatte le sue cinte di mura e le torri, disseminate in più punti della città, fra tutte, sul mare al centro della movida serale, quella di San Giovanni. Le coste della Sardegna sono legate tra loro dalle torri costruite per la difesa dai Saraceni, come un lungo telefono senza fili e si susseguono l’una all’altra dominando il mare che circonda l’isola, per collegarsi ancora ai tanti Nuraghi sparsi nel territorio: in bella vista su alture che dominano la campagna sarda oppure nascosti dal cisto e da querce da sughero o ancora inglobati nelle case e diventati cantine speciali per malvasia profumata o cannonau rosso rubino.
Luoghi che sono unici nella loro molteplicità, che sanno far scaturire emozioni profonde a quanti hanno la possibilità di scoprirli, tanto da lasciare un segno indelebile nel cuore: mal di Sardegna. Il desiderio di tornare è fortissimo, provare ogni volta un coinvolgimento più forte, stringente con il territorio e con “la gente sarda” ti porta a voler conoscere sempre di più e sempre sotto aspetti diversi la nostra Isola che, per quanto aperta ai turisti e al mondo, ancora nasconde un cuore segreto e selvatico, come le more di rovo lungo i muretti a secco tra le vigne e gli uliveti.